Dal 2500 a.C circa, come attestano i circa trenta nuraghi presenti nel territorio, sono passati fenici, cartaginesi, romani, pisani, aragonesi, francesi e persino i pirati, e di tutti, Sant’Antioco, conserva traccia. Alcune di queste sono visibili al Museo Archeologico, in via Sabatino Moscati: il percorso storico-culturale attraverso le varie età – dalla nuragica alla romana – è una ricca collezione di oggetti funerari, di uso comune e altri cimeli rinvenuti nell’isola. Particolare attenzione è dedicata alle testimonianze del più antico centro fenicio finora rinvenuto in Sardegna, Sulki (antico nome di Sant’Antioco), compreso il Tophet fenicio, visitabile in via Tanit, un santuario ricco di utensili legati ai riti di sepoltura. Altra importante testimonianza da non perdere è il Villaggio Ipogeico punico, in via Necropoli, tra i più importanti del Mediterraneo per la ricchezza architettonica e i numerosi reperti rinvenuti (info e prenotazioni archeotour.it).
Nel punto più alto del centro abitato si può ammirare la Basilica dedicata al santo martire patrono della Sardegna: presenta un’architettura bizantina, poggia sulle catacombe paleocristiane e mostra una facciata neobarocca. Due volte all’anno, in primavera e d’estate, Sant’Antioco viene festeggiato con gruppi folk e pariglie da tutta la Sardegna, mentre il 13 novembre viene commemorata la sua morte.
Il passato più recente è rappresentato dal Museo Etnografico, in via Necropoli: in un magazzino del ‘700 sono esposti gli strumenti utilizzati nella società agropastorale e marinaresca sulcitana.
Il mare, tutt’intorno, regala giornate indimenticabili. Quando soffia il maestrale si può beneficiare della costa orientale, da Portixeddu a Capo Sperone passando per Maladroxia, Coequaddus e Turri, mentre col levante è meglio virare a ovest verso Calasetta, l’altro paese dell’isola.
Visitabile, preferibilmente con la guida, è anche lo stagno delle saline coi fenicotteri rosa e numerose altre specie endemiche, anche rare.